Lancia Aprilia Bilux del 1939, autovettura in perfette condizioni.
Iscritta ASI con relativa targa Oro, targhe originali Teramo. Acquistata dall’attuale proprietario nel 2015 e restaurata in modo accurato e minuzioso (Disponibile book fotografico del restauro).
Appena tagliandata, con revisione dei freni anteriori.
L’autovettura in vendita, fu ordinata dalla “Città di Teramo” per l’arrivo del Duce nel 1939.
Prezzo non trattabile viste la rarità e le condizioni dell’esemplare in vendita. Alla larga affaristi, pseudo broker con cultura maturata su wikipedia, e commercianti della zona.
Grazie
Cenni Storici e aneddoti:
L'Aprilia viene presentata al di Salone (che si apre il 1º ottobre 1936) con il nome di Ardennes (la catena montuosa che separa la Francia dal Belgio) e, subito dopo, ai Saloni di Londra (15 ottobre) e di Milano (28 ottobre), col suo nome italiano, Aprilia (corrispondente a quello di una città laziale).
Pare che al Salone di Parigi, Henry Ford attenda la chiusura serale al pubblico per curiosare, di nascosto, attorno e sotto l'Ardennes esposta: leggenda vuole che, scoperto dai custodi (e redarguito prima d'essere riconosciuto), commenti "era l'unica macchina del Salone per la quale valeva la pena di farmi correre il rischio di fare una figuraccia".
Le prove su strada dell'Aprilia si protraggono sino al giugno del 1936, ma, contrariamente a quella che è una sua abitudine, Vincenzo Lancia non vi partecipa mai in prima persona. Finalmente, all'inizio dell'estate del '36, esattamente il 26 giugno, dovendo effettuare un viaggio a Bologna, compie la sua prima esperienza con un prototipo Aprilia: lasciata la guida al fido Gismondi, Vincenzo gli siede accanto e se ne rimane silenzioso, salvo per osservare che la velocità della vettura (superiore ai 130 chilometri all'ora) gli pare eccessiva. Al ritorno però, Vincenzo non resiste alla tentazione e, approfittando di una sosta a Voghera, si fa cedere il volante, guidando veloce sino a Torino. In vista della città, finalmente, si lascia andare con una breve frase che però sintetizza appieno il suo stato d'animo "che macchina magnifica!". I tre che sono in macchina con lui (i tecnici-collaudatori Verga e Tacchini, oltre al Gismondi), sinora in ansia per l'apparente freddezza del "capo", possono tirare un sospiro di sollievo.